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Scuola, ingresso posticipato di un’ora: “Migliorano attenzione e rendimento degli studenti”

I risultati dello studio del Dipartimento di Psicologia dell’università La Sapienza di Roma condotto sui ragazzi del primo anno dell’istituto Majorana di Brindisi. Nuove prospettive per l’organizzazione delle lezioni ai tempi del Covid 19

Di Stefania De Cristofaro

BRINDISI – Entrare a scuola un’ora più tardi, alle 9 (e non alle 8),  fa bene agli studenti perché, riuscendo a dormire meglio, hanno un livello più alto di attenzione durante le ore di lezione e sono nelle condizioni di innalzare il rendimento, tra interrogazioni e compiti in classe. A dirlo sono i risultati dello studio pilota condotto dal Dipartimento di Psicologia dell’università La Sapienza di Roma sui ragazzi del primo anno dell’istituto industriale e liceo delle scienze applicate Ettore Majorana di Brindisi.

IL PROGETTO PILOTA AVVIATO AL MAJORANA DI BRINDISI

Il dirigente scolastico del Majorana, Salvatore Giuliano, ex sottosegretario all’Istruzione, ha avviato l’esperimento lo scorso anno, quando nessuno avrebbe immaginato che la vita sarebbe stata stravolta su scala mondiale dal Covid 19. Le scuole sono state chiuse per impedire la diffusione del contagio, poi riaperte ed è stata avviata la didattica a distanza, altro ambito nel quale l’istituto Majorana, con il suo team di docenti, ha dato dimostrazione di essere “avanti”. Sono state imbastite collaborazioni con altre scuole per la formazione dei professori ed è iniziata quella con la Rai, canale della scuola, per portare le lezioni in tv.

Che Giuliano sia un preside innovativo, è fuori di dubbio. Il Majorana ha aderito ad Avanguardie educative nel 2014. Che avesse ragione a novembre 2019, mese di inizio della sperimentazione con la decisione di posticipare alle 9 l’ingresso degli studenti di alcune classi della sua scuola, lo dice lo studio universitario, coordinato dal professore Luigi De Gennaro, ordinario del Dipartimento di Psicologia della Sapienza e responsabile del Servizio di Vigilanza e Qualità del Sonno presso la stessa università. Lo studio, nei giorni scorsi, è stato  pubblicato sulla rivista Nature and Science of Sleep.

The Association Between School Start Time and Sleep Duration, Sustained Attention, and Academic Performance– Nature and Science of Sleep, 2020. Ed è stato ripreso dall’associazione italiana di Medicina del Sonno (Aims).

LA CONCLUSIONE DEL TEAM DI RICERCA SU DUE GRUPPI DI STUDENTI

La conclusione a cui è arrivato il gruppo di lavoro è che iniziare le lezioni un’ora dopo rispetto alla campanella tradizionale, quella che suona alle 8, fa bene agli studenti. Non vale sempre, quindi, il vecchio adagio secondo cui chi dorme non piglia pesci. Al contrario, in questo caso, chi dorme di più, o meglio chi entra più tardi a scuola, ha un migliore rendimento secondo quanto ha appurato il  team di ricerca composto da Valentina Alfonsi, Rossella Palmizio, Annalisa Rubino, Serena Scarpelli, Maurizio Gorgoni,Aurora D’Atri, Mariella Pazzaglia, Michele Ferrara e allo stesso Salvatore Giuliano.

“L’idea di base dello studio era questa: posticipando l’entrata a scuola avremmo consentito una maggiore durata del sonno, che a sua volta avrebbe influito sui livelli di vigilanza e quindi migliorato l’attenzione”, spiega Luigi De Gennaro.

“Grazie al supporto dell’Istituto Majorana, nell’anno scolastico 2018-2019 abbiamo coinvolto nello studio sperimentale gli studenti del primo anno delle superiori e li abbiamo divisi in due gruppi: per tutto l’anno una parte entrava all’orario tradizionale, alle 8 del mattino, e il secondo  un’ora dopo, alle 9”.

Il primo gruppo è stato definito classe di controllo, mentre l’altro come classe sperimentale. “In entrambi i gruppi abbiamo monitorato con cadenza mensile le caratteristiche del sonno e le prestazioni raggiunte durante il giorno attraverso specifici test di attenzione”. 

LE MISURAZIONI SU QUALITA’ DEL SONNO E RENDIMENTO SCOLASTICO

Sono state coinvolte due prime classi del Majorana: all’inizio e al termine dell’anno scolastico sono state effettuate una serie di misurazioni rispetto alla qualità del sonno (Pittsburgh Sleep Quality Index), alla presenza di eccessiva sonnolenza diurna (Epworth Sleepiness Scale), alla tipologia circadiana (Morningness–Eveningness Questionnaire), e al rendimento scolastico (con test d’ingresso e di fine anno). Ci sono state anche rilevazioni mensili per raccogliere informazioni sui ritmi sonno-veglia (diario del sonno settimanale), sulla sonnolenza soggettiva di stato (Karolinska Sleepiness Scale) e sulla performance in un compito di vigilanza psicomotoria (Psychomotor Vigilance Task).

“Un grande risultato”, sottolinea Salvatore Giuliano. Il dirigente ha dato comunicazione dei risultato dello studio sulla sua pagina Facebook. Lo slittamento dell’inizio delle lezioni alle 9, ha prodotto nei ragazzi e nelle ragazze della classe sperimentale un risveglio posticipato di mezz’ora circa al quale è stato associato ad un  incremento del tempo totale di sonno durante l’intero anno scolastico dell”8,9 per cento. In media gli studenti hanno dormito 34 minuti in più. Minori, inoltre, sono stati i ritardi e le assenze degli studenti.

“L’ aspetto importante è che nei giorni festivi non sono state registrate fra i due gruppi differenze relative al sonno, confermando che gli effetti dell’aumento di sonno sono strettamente dipendenti dal tardivo inizio delle lezioni”, sostiene De Gennaro.

“Il fatto che l’ora di addormentamento non differisse ci ha permesso di demolire i limiti del programma, come la possibilità, spesso avanzata come critica, che un ingresso posticipato a scuola possa essere associato a un ritardo anche nell’addormentamento serale”. 

Questa, infatti, è stata l’osservazione sollevata più spesso nella fase iniziale della sperimentazione. Ma è stata smentita dalle rilevazioni del pool di ricerca, secondo cui un aumento del tempo di sonno, con diminuzione delle sue alterazioni, è associato a un costante miglioramento dell’attenzione durante le ore scolastiche e a un marcato incremento del rendimento. In altri termini, gli studenti ottengono voti più alti per interrogazioni e compiti in classe.

NUOVE PROSPETTIVE SUL PIANO DELL’ORGANIZZAZIONE SCOLASTICA AI TEMPI DEL COVID

Non è tutto. Il lavoro, infatti, apre a nuove prospettive sul piano dell’organizzazione scolastica, in particolare in questo periodo di pandemia da Covid 19 caratterizzato dalla necessità di sviluppare strategie di contrasto alla diffusione del virus tra studenti, docenti e personale amministrativo.

“Si pensi ai trasporti, questi rimangono un punto fondamentale per evitare assembramenti negli orari di entrata e uscita dalle scuole”, dice De Gennaro. 

“Usando dei facili test si potrebbe individuare il cronotipo, il ritmo biologico degli studenti, e dividerli in diverse fasce con orari differenziati, facendo entrare prima chi al mattino rende meglio. Sarebbe razionale e utile sia alle scuole medie che alle superiori”.

Se si intende favorire il ritorno alla didattica in presenza, è evidente che il nodo trasporti (tra bus, metropolitane e treni per gli studenti pendolari) deve essere sciolto per essere affrontato in maniera razionale. Altrimenti, sarà un buco nell’acqua.

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Posticipare l’orario di ingresso a scuola: il rendimento degli studenti ci guadagna

  1. The Association Between School Start Time and Sleep Duration, Sustained Attention, and Academic Performance

2. The Association Between School Start Time and Sleep Duration, Sustained Attention, and Academic Performance 2

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