• venerdì , 27 Dicembre 2024

#21Marzo. Come attivare la resistenza culturale contro le mafie

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Come costruire lenti nuove con cui guardare alla realtà di nuove mafie complesse, mutevoli, sfuggenti, mimetizzate

Di Enrica Bienna

In un periodo in cui i comportamenti illegali sono ormai diffusamente innestati nel tessuto sociale e facilmente assimilabili a comportamenti di stampo mafioso, quale risonanza può avere per noi insegnanti l’invito del presidente Mattarella a creare nelle scuole quella “crescita culturale” necessaria a combattere le mafie?

Cogliamo certo la portata della sfida: si tratterà di rivoluzionare, nei nostri alunni, nella società, idee e comportamenti largamente condivisi, di modificare sistemi di valori e costruire nuove identità, in conflitto con quelli dei contesti sociali e familiari degli alunni. Si tratterà di  lavorare basandoci essenzialmente sugli strumenti culturali in nostro possesso e  sulla forza di modelli valoriali  di cui noi dovremo essere per primi  i portatori.

Ma sappiamo veramente di quali strumenti abbiamo bisogno? Penso, d’impulso, che i primi strumenti che ci servono sono lenti nuove con cui leggere una realtà mutevole e complessa. Altrimenti saremo incapaci di mutare alcunché. Accade infatti  spesso che la realtà ci sfugga, o la leggiamo male, e non siamo consapevoli che a condizionarci sono gli stereotipi di cui siamo portatori. Ad esempio, numerosi stereotipi diffusi che riguardano la mafia, anche “colti”, impediscono spesso anche  a noi insegnanti di riconoscerne  le nuove forme, i nuovi fenomeni, e di leggere i pericolosi  segnali che ci vengono dal contesto (interessante l’analisi sul sito: http://www.centroimpastato.com/gli-stereotipi/).

Allo stesso modo, sappiamo che sono gli stereotipi trasmessi dai contesti sociali e familiari ad influenzare l’identità dei bambini dei contesti a rischio (pensiamo agli   stereotipi dell’ “uomo di potere”, del “forte con i deboli”, dello “stato inesistente”, e via via gli stereotipi sessisti, omofobi,  razzisti..). Sono questi che diventano potenti strumenti di manipolazione dei gruppi e son questi che  dettano comportamenti omertosi, violenti, comuni a malavitosi  a  bulli.

Ma abbiamo le competenze per aiutare i bambini a smontare questi schemi rigidi e poveri, e poi a formarsi nuovi schemi mentali aperti e flessibili con cui osservare e interpretare se stessi, gli altri, il mondo, per poi progettare interventi e miglioramenti?

Si tratta di costruire strumenti mentali potenti, per operare sulla sfera cognitiva, relazionale, affettiva. Fornirli a tutti, sarebbe già un’operazione di notevole impegno e valore culturale. Sarebbe un primo passo di un lungo percorso di  “resistenza culturale”.

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